IL CORRETTORE DI BOZZE E LA CORREZIONE DI BOZZE: UN MESTIERE ANTICHISSIMO
Quando nasce la professione del correttore bozze? Convenzionalmente la correzione di bozze (se non sai di cosa si tratta ne parliamo qui) diventa un mestiere vero e proprio, a livello editoriale, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Johannes Gensfleisch Gutenberg, nel 1455, quando l’orafo e tipografo tedesco pubblicò per la prima volta con questa tecnica una copia della Bibbia.
Tuttavia, con un po’ di elasticità mentale, possiamo affermare che la figura del correttore esisteva già da molti secoli, anche se non inserita in un ambito editoriale strutturato e organizzato come lo intendiamo oggi.
Fin dal I secolo a.C. abbiamo testimonianze di autori classici che lamentavano le troppe imprecisioni nei testi che acquistavano. Gli autori imputavano la responsabilità agli amanuensi, ovvero agli schiavi alfabetizzati o semianalfabeti che avevano il compito di copiare i manoscritti su pergamena. Per esempio, Cicerone dichiarava nelle sue lettere di non sapere dove andare a comprare le opere che il fratello aveva chiesto senza che esse risultassero zeppe di imprecisioni, mentre Marziale, in uno dei suoi epigrammi, specificava: «Lettore, se alcune frasi di questo sembrano a te uno scritto barbaro, accusa non me, ma il copista che è troppo frettoloso nel mettere in linea versi per te».
Agli scribi, altro termine usato dai Romani per definire gli amanuensi, spettava quindi anche il compito di correggere e revisionare il proprio lavoro, spesso però il risultato finale non era così apprezzato.
Il fatto che uno schiavo sapesse scrivere e copiare non significava di conseguenza che fosse in grado di correggere il testo o che conoscesse a fondo la grammatica del tempo. Ecco il motivo di tante imprecisioni.
CASSIODORO E L’INVENZIONE DELLO SCRIPTORIUM
La prima grande rivoluzione si ebbe solo nel VI secolo, con Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, il quale fondò in Calabria, a Squillace, il monastero di Vivario, dedicato allo studio e alla scrittura. In breve tempo questo luogo divenne un centro di studi sulla Bibbia e una fornita biblioteca che conservava e copiava testi religiosi e laici, in particolare le opere della letteratura classica (greca e latina).
I monaci anacoreti che popolavano il monastero ricoprivano moltissime funzioni, ma quelli che resero celebre Vivario furono senza dubbio gli amanuensi. Questi trascorrevano tante ore della giornata nello scriptorium, un’area adibita alla scrittura, che sorgeva nei pressi della biblioteca. Qui i monaci praticavano il silenzio ed erano dispensati da alcune preghiere quotidiane per poter portare a termine il loro lavoro di copiatura. Qui era obbligatorio il silenzio e vi potevano entrare solo i superiori, il bibliotecario e gli amanuensi. Questi si posizionavano sopra degli sgabelli posti dinanzi a delle tavole di appoggio e riproducevano manoscritti interi o singole parti di un’opera. In genere, nell’arco di una giornata un amanuense riusciva a copiare circa 10-12 pagine. I lavori erano spesso lunghi e svolti in posizioni scomode, tali da provocare gravi crampi e problemi di postura. Talvolta un amanuense passava tutta la vita a ricopiare una sola opera.
All’interno del monastero, ma anche durante i secoli successivi con la nascita di altri scriptorium religiosi e privati in tutta Europa, sorsero le prime distinzioni di ruolo tra gli amanuensi, i quali ricoprivano diversi incarichi “editoriali”. Troviamo così:
- gli scriptores, che trascrivevano fedelmente il testo da soli o aiutati da altre figure;
- i dictatores o l’armarius (bibliotecario), che dettavano il testo agli scriptores;
- i rubricatores, che scrivevano i titoli e le iniziali dei capitoli;
- i miniatores, che arricchivano i testi con disegni e decorazioni (quelli che oggi chiameremmo grafici e illustratori);
- e finalmente i correctores, che correggevano gli errori presenti sulle pergamene trascritte.
Proprio questi ultimi possono essere considerati come i primi veri correttori bozze di professione, poiché operavano all’interno di una struttura organizzata per la composizione, la rilegatura, la divulgazione e la diffusione di un’opera scritta.
LE PRIME LINEE GUIDA EDITORIALI PENSATE PER LA CORREZIONE DI BOZZE
Cassiodoro ebbe molto a cuore il lavoro degli scribi e all’età di ben 92 anni, nel 580 d.C., diede alle stampe il De Orthographia, la sua ultima opera. Essa non è da considerarsi come una grammatica, ma fu scritta per fornire ai monaci copisti del Vivario uno strumento da consultare per la trascrizione e la lettura delle Sacre Scritture e dei testi laici. Cassiodoro li istruiva a essere rigorosi nel controllare le loro copie, a essere fedeli ai testi sacri originali, in quanto le parole erano divinamente ispirate. Invece, nel caso di opere laiche della Roma classica e della Grecia proponeva agli scribi di apportare delle modifiche grammaticali e stilistiche alle loro copie come ritenevano più opportuno.
Continuando il gioco dei parallelismi con l’epoca contemporanea, il De Orthographia può essere inteso come un’opera progenitrice delle classiche linee guida tipografiche e ortografiche che ogni casa editrice oggi consegna al correttore bozze e alle quali egli si deve attenere scrupolosamente nel corso del lavoro.
COME SI FACEVA LA CORREZIONE DI BOZZE SULLA PERGAMENA?
La domanda sorge spontanea e non è per nulla scontata. Nel medioevo infatti non esistevano né la matita né la gomma. La scrittura avveniva inoltre su fogli di pergamena, una membrana ricavata dalla pelle di animale (generalmente un agnello o un vitello), un materiale molto differente dalla carta.
I copisti medievali avevano dunque un’unica soluzione per la correzione di bozze: l’uso di un coltellino o di un raschietto (detto rasorium o navicula) per rimuovere l’inchiostro impresso sulla pergamena, asportando qualche strato di materiale dalla superficie del foglio.
LA STAMPA A CARATTERI MOBILI DI GUTENBERG
Dopo il medioevo, l’attività degli scribi cedette a poco a poco il passo alla praticità della stampa a caratteri mobili ideata da Gutenberg nel 1455, che ebbe una grande diffusione in tutta Europa.
Non entreremo nei tecnicismi di questa innovativa macchina, basti sapere, in parole semplici, che la tecnica tipografica prevedeva l’allineamento dei singoli caratteri su una lastra metallica, in modo da formare il testo destinato a diventare una pagina. Questa lastra veniva cosparsa di inchiostro e pressata su un foglio di carta con lo stesso meccanismo della pressa a vite. Una volta terminata la stampa, i caratteri potevano essere riutilizzati per creare una nuova composizione.
Furono ovviamente necessari dei correttori bozze, ovvero delle figure specializzate che controllavano gli aspetti tipografici e grammaticali della pagina prima della stampa. Qui per la prima volta si parla di figure professionali ed editoriali in senso contemporaneo, stipendiate e molto ricercate e apprezzate dagli stampatori.
La figura dei correttori divenne in breve tempo importantissima ed essenziale per risparmiare materiale (la carta e l’inchiostro), per evitare strafalcioni e per non sprecare denaro nella ripubblicazione dell’opera.
L’ULTIMA RIVOLUZIONE: LA CORREZIONE DI BOZZE DIGITALE E ON LINE
Negli ultimi decenni del XX secolo abbiamo assistito a una nuova trasformazione della tipografia e dell’editoria grazie all’avvento dei computer e, in seguito, di Internet.
Le bozze di un libro hanno perso il loro supporto cartaceo e anche il correttore ha dovuto adeguarsi. Fino all’invenzione della macchina da scrivere le correzioni avvenivano, attraverso particolari segni tipografici convenzionali (di cui parleremo in un prossimo articolo), direttamente sul manoscritto o sul dattiloscritto. Con la sempre più diffusa alfabetizzazione informatica, invece, la correzione di bozze si effettua direttamente sulla versione in formato digitale. Senza dubbio questa nuova rivoluzione ha messo a disposizione strumenti molto più pratici, basti pensare alla funzione “revisione e commenti” di Word. Inoltre, i dizionari e i vocabolari sono tutti a portata di “clic” e l’ausilio di Google per svolgere dei controlli è diventato indispensabile e consente di risparmiare un’infinità di tempo.
Tuttavia, il tipo di lettura su monitor prevede qualche difficoltà in più. Leggere ‒ e correggere bozze ‒ su uno schermo comporta un’esperienza diversa rispetto alla lettura su carta. Sul cartaceo gli errori sono più visibili e facili da identificare, l’occhio subisce uno stress minore rispetto all’affaticamento trasmesso da un monitor e le distrazioni sono nulle.
È indubbio però che il lavoro sul digitale ha reso tutti i passaggi più rapidi ed efficaci, il testo è facilmente trasferibile tra i vari operatori dell’editoria e soprattutto esistono più copie dello stesso documento (se ci ricordiamo di salvarle!).
Nell’editoria odierna prima che un’opera arrivi alla pubblicazione viene sottoposta a numerosi controlli volti a garantirne la qualità. Il correttore bozze si occupa, grazie alla sua esperienza e alla sua formazione, di individuare ed eliminare i refusi, di controllare l’ortografia, di rifinire le sviste e lo fa sempre nel pieno rispetto dell’opera e senza mai sostituirsi all’autore.
In conclusione possiamo affermare che il mestiere del correttore bozze ha dunque una storia millenaria e questo professionista si è adattato, di epoca in epoca, ai nuovi sviluppi e ai diversi tipi di supporto per la scrittura. Gli errori insomma non finiscono mai, continuerà dunque ancora per moltissimi anni questa spietata caccia dell’uomo contro i refusi, anche se già nel 2022 molti software di correzione di bozze on line automatica stanno migliorando sempre di più le proprie funzioni.
Niente paura, però, per chi fa questo mestiere: a detta degli sviluppatori, le “macchine” non sono ancora pronte a sostituire l’uomo, almeno finché non matureranno il libero arbitrio che consentirà loro di analizzare in maniera profonda e sicura il contesto della frase!
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